Fusione a Cera Persa

Tecnica per la fusione del metallo a Greve In Chianti, in provincia di Firenze

La tecnica della fusione del metallo a cera persa trova le sue radici in epoche antichissime, quasi tutte le civiltà, dalla civiltà egiziana a quella cinese, sia in oriente che in medio oriente, ereditandola da civiltà precedenti o riscoprendola dal IV sec. a. C. ne hanno fatto uso, sia per la realizzazione di sculture sia per a creazione di oggetti di uso ordinario. Tracce di fonderia si trovano nell’est dell’Europa già nel IV millennio a.C dove esistevano miniere di rame (componente primario del bronzo). In origine le fusioni erano piene, e di dimensioni ridotte come nel caso dei bronzi nuragici sardi. In oriente, già nel terzo millennio a.C. si era arrivati a perfezionare questo tipo di fusione del metallo in alcune civiltà sorte nell’attuale Pakistan.
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    I più antichi ed elementari stampi erano realizzati in pietra, in terracotta o in sabbia. La tecnica si rivoluziona e progredisce sia nelle dimensioni sia nella qualità delle opere ottenute con l’introduzione dell’anima che consente di ottenere il getto cavo. Nella Grecia del VI sec a.C. si introduce il metodo dello spessore omogeneo utilizzato ancora oggi. Dal III sec a. C. si comincia a realizzare stampi in gesso a tasselli sui modelli da riprodurre che permettono di ottenere più copie di una stessa opera, sia in gesso che in cera per la fusione.

    Nella Grecia arcaica si diffonde una fitta rete di fonderie dove vengono realizzati con la tecnica della cera persa anche statue dalle dimensioni monumentali. L’esperienza greca trova terreno fertile a Roma, dove già in epoca etrusca era assai praticata. Nel medioevo in quello che era il territorio dell’Impero romano la tecnica della fusione a cera persa vede un periodo buio, e viene quasi dimenticata, solo in area Bizantina rimane debolmente attivo l’uso della tecnica soprattutto per la realizzazione di grandi portali per le cattedrali.

    Il Rinascimento italiano vede il risorgere della tecnica fusoria, e si apre la grande epoca dei grandi bronzi fusi a cera persa. Con il ‘400 la tecnica della fusione a cera persa rinasce e nelle botteghe italiane che si sviluppano delle maestranze eccelse. In questo periodo si scrivono molti trattati sulle tecniche fusorie e su tutto quello che riguarda la metallurgia.

    Ancora all’epoca in cui il grande Maestro Cellini fonde il Perseo viene adoperato il sistema dell’anima modellata e ricoperta di cera che rischia di far perdere il modello, operazione quella descritta in maniera sublime e che riesce a descrivere benissimo quali sono le difficoltà di tali operazioni come vere e proprie epopee. Il Vasari descriverà invece la novità dell’uso delle forme in gesso a tasselli dalle quali si poterono ottenere più copie di uno stesso soggetto con la tecnica della cera cava.

    Sarà con il Maestro Giambologna che la tecnica svilupperà un progressivo miglioramento, introducendo l’uso del loto, materiale refrattario più elastico e in polvere che miscelato diviene colabile prima del suo indurimento, evitando così l’uso nell’anima dei materiali organici quali paglia stoffe argille sterco e varie.

    Con la tecnica dello stampo e della cera cava il lavoro di produzione di opere in fusione vede un sempre più frequente uso.

    Nel coso degli anni con l’introduzione della saldatura e il perfezionamento delle tecniche di assemblaggio non è stato più necessario il dover fondere grandi sculture in un pezzo unico, cosa che naturalmente, procurava notevoli problemi e anche la comparsa di molti difetti fusori, riscontrabili in molti restauri bronzei.

    Nel tempo si è verificato un miglioramento dei materiali usati per l’esecuzione della tecnica a cera persa, ma i principi di base e le fasi sono rimaste immutati.

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Fusione a cera persa: le fasi di lavorazione

Partendo dal presupposto che quasi ogni cosa potrebbe essere riprodotta in fusione e che le sculture portate alla fonderia per essere riprodotte in metallo fuso potrebbero essere di qualunque materiale, riassumiamo di seguito quali sono le fasi e i passaggi relativi all’antica tecnica della fusione a cera persa che permettono tramite il metodo indiretto di ottenere opere e copie in metallo quale bronzo, ottone, alluminio, argento e tante altre leghe.

Fase 1: realizzazione dello stampo o negativo

La funzione dello stampo, o negativo, è quella di creare un’impronta del modello originale da riprodurre in fusione. Lo stampo è necessario per la produzione dei modelli in cera.

Gli stessi stampi che un tempo venivano prodotti esclusivamente in gesso, con l’aiuto di colle animali, vengono adesso realizzati con l’aiuto di apposite gomme siliconiche ad alto potere calcante, gesso o resine particolari.

Fase 2: realizzazione copia in cera

Dallo stampo ottenuto viene realizzata una copia fedele all’originale in cera. La cera viene usata allo stato liquido e tramite varie fasi (sciacquo, pennello, piastrina) si ottiene la copia della scultura originale con uno spessore richiesto a seconda della fusione da realizzare.

La copia in cera viene ritoccata fino a finitura completa dagli addetti della fonderia o direttamente dall’artista.

Fase 3: istallazione di condotti d’aria e getti su l’opera in cera

Sul modello in cera si applica, in un sistema di alimentazione, “canule” anch’esse di cera per creare un condotto che permetterà al metallo di entrare al posto della cera che ne è uscita nella forma in refrattario che ha ricoperto e riempito la scultura così predisposta.

Questo sistema comprende un foro di colata a imbuto che permetterà alla cera di fuoriuscire e al metalli di entrare.

Fase 4: realizzazione di uno stampo in polvere refrattaria o materiale ceramico

Munito dei canali di alimentazione e di evacuazione, il pezzo è pronto per essere ricoperto e riempito da un impasto di gesso sabbia e laterizio refrattario oppure di apposite miscele ceramiche tenendo sempre scoperta la bocca di alimentazione, il pezzo viene completamente inglobato e riempito dai materiali sopra citati e solo ad indurimento avvenuto potrà essere messo in forni appositi per eliminare la cera.

Fase 5: eliminazione della cera attraverso la fusione in forno

La cottura in forno delle forme ha la duplice funzione di asciugare bene le forme precedentemente descritte di eliminare la cera in esse contenuta.

Fase 6: colata del metallo fuso nella “forma” cotta

Prima della colatura del metallo nelle forme, queste dovranno essere rincalzate nella sabbia oppure incamiciate per potere resistere alla pressione nel momento del colaggio. Il metallo verrà fuso ad alte temperature in specifici contenitori tramite l’uso di appositi bruciatori.
Il metallo una volta a temperatura verrà colato all’interno della forma dall’apposita bocca di colata e scorrendo nei canali lasciati dalle colate o canule ormai bruciate e quindi “perdute” riempirà l’intercapedine lasciata nel refrattario dalla cera che se n'é andata.

Fase 7: raffreddamento e scassettatura

A questo punto il metallo ha riempito il vuoto delle forme e ormai senza troppe precauzioni viene liberato della sabbia che lo circonda, purché sufficientemente raffreddato. Questa operazione di “scassettatura” prelude la fase finale della rifinitura del metallo.

Fase 8: rifinitura del pezzo

La scultura fusa ormai liberata dal materiale refrattario è pronta per essere rifinita. L’opera in fusione deve essere liberata dai chiodi e dai condotti. I buchi e le imperfezioni della superficie saranno tutti accuratamente saldati e solo allora si potrà intervenire con lime, raspe, e in ultima fase cesellata con appositi ferri, appunto ceselli.

Fase 9: patinatura finale

L’ultimo passaggio, che conclude questo lungo e meraviglioso viaggio, è la patinatura del pezzo. La patinatura è un’ossidazione forzata del metallo ottenuta mediante l’uso di vari acidi o ossidi, a seconda della sostanza utilizzata, in maniera che le sculture possano assumere varie “colorazioni e tonalità di colore”.

Inoltre presso la fonderia sulle sculture finite si esegue anche la doratura a foglia in oro zecchino.

L’opera dopo queste fasi è conclusa e pronta a resistere nel tempo.
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