I più antichi ed elementari stampi erano realizzati in pietra, in terracotta o in sabbia. La tecnica si rivoluziona e progredisce sia nelle dimensioni sia nella qualità delle opere ottenute con l’introduzione dell’anima che consente di ottenere il getto cavo. Nella Grecia del VI sec a.C. si introduce il metodo dello spessore omogeneo utilizzato ancora oggi. Dal III sec a. C. si comincia a realizzare stampi in gesso a tasselli sui modelli da riprodurre che permettono di ottenere più copie di una stessa opera, sia in gesso che in cera per la fusione.
Nella Grecia arcaica si diffonde una fitta rete di fonderie dove vengono realizzati con la tecnica della cera persa anche statue dalle dimensioni monumentali. L’esperienza greca trova terreno fertile a Roma, dove già in epoca etrusca era assai praticata. Nel medioevo in quello che era il territorio dell’Impero romano la tecnica della fusione a cera persa vede un periodo buio, e viene quasi dimenticata, solo in area Bizantina rimane debolmente attivo l’uso della tecnica soprattutto per la realizzazione di grandi portali per le cattedrali.
Il Rinascimento italiano vede il risorgere della tecnica fusoria, e si apre la grande epoca dei grandi bronzi fusi a cera persa. Con il ‘400 la tecnica della fusione a cera persa rinasce e nelle botteghe italiane che si sviluppano delle maestranze eccelse. In questo periodo si scrivono molti trattati sulle tecniche fusorie e su tutto quello che riguarda la metallurgia.
Ancora all’epoca in cui il grande Maestro Cellini fonde il Perseo viene adoperato il sistema dell’anima modellata e ricoperta di cera che rischia di far perdere il modello, operazione quella descritta in maniera sublime e che riesce a descrivere benissimo quali sono le difficoltà di tali operazioni come vere e proprie epopee. Il Vasari descriverà invece la novità dell’uso delle forme in gesso a tasselli dalle quali si poterono ottenere più copie di uno stesso soggetto con la tecnica della cera cava.
Sarà con il Maestro Giambologna che la tecnica svilupperà un progressivo miglioramento, introducendo l’uso del loto, materiale refrattario più elastico e in polvere che miscelato diviene colabile prima del suo indurimento, evitando così l’uso nell’anima dei materiali organici quali paglia stoffe argille sterco e varie.
Con la tecnica dello stampo e della cera cava il lavoro di produzione di opere in fusione vede un sempre più frequente uso.
Nel coso degli anni con l’introduzione della saldatura e il perfezionamento delle tecniche di assemblaggio non è stato più necessario il dover fondere grandi sculture in un pezzo unico, cosa che naturalmente, procurava notevoli problemi e anche la comparsa di molti difetti fusori, riscontrabili in molti restauri bronzei.
Nel tempo si è verificato un miglioramento dei materiali usati per l’esecuzione della tecnica a cera persa, ma i principi di base e le fasi sono rimaste immutati.
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